LA LIBERTA’ DI STAMPA NON SIA L’ IMPUNITA’ PENALE PER I GIORNALISTI
Il
reato di diffamazione a mezzo stampa (art.595 comma 3 cp) consiste nel
ledere dolosamente ovvero volontariamente l’ altrui reputazione nell’
onore e nel decoro. Tale lesione per successivo articolo 597 esiste
anche se il fatto è vero. Spesso a questa aggravante si accompagna
quella del successivo comma 4 denominato “attribuzione del fatto
determinato” ovvero accusare pubblicamente qualcuno di aver commesso un
reato. Non è necessario essere espliciti, è sufficiente l’ innesco del
dubbio. Quando il reato riguarda un giornalista è più difficile
perseguirlo in quanto la Giurisprudenza della Corte di Cassazione ha nel
corso degli anni stabilito dei principi che spesso violati in
particolare in ambito di cronaca nera e giudiziaria. I principi sono i
seguenti:
Verità della notizia ovvero
il giornalista deve accertare la notizia sia vera, che la fonte sia
attendibile ma soprattutto che la notizia sia completa ovvero viene
travisata per omissione di fatti o per interpretazione personale di
fatti veri che possono fuoriviare il lettore. Spesso nelle cronache
giudiziarie recenti accade che i giornalisti si improvvisino
investigatori e offrano piste alternative non seguite dalla magistratura
o omettano di riferire al pubblico elementi favorevoli alla difesa
Interesse pubblico: si
ha quando l’ informazione può contribuire alla formazione di una
pubblica opinione su un fatto oggettivamente rilevante per la
collettività. Vi deve essere un interesse generale collettivo e non
semplice voyerismo. Spesso questo precetto è violato con l’
intromissione nella privacy di un cittadino seppur indagato e in quella
dei suoi amici, parenti e conoscenti benché palesemente estranei alla
vicenda
Continenza: riguarda
la qualità del linguaggio usato che deve essere adeguato. Sono quindi
vietati i cosiddetti titoli a sensazione e aggettivi come “mostro” o
simili quando risultano sproporzionati rispetto al fatto. Lo stesso
dicasi per vocaboli che possano nuocere alla comprensione del fatto.
Come noto spesso i giornalisti esagerano con gli aggettivi e santificano
all’ eccesso le vittime. Infine un giornalista può essere condannato se
effettua collegamenti con altre notizie in modo aritrario e non
proporzionato
Il giornalisti è intermediario nella cronaca giudiziaria ovvero
deve limitarsi a riferire la notizia cosi come compare negli atti o
riferita da una fonte giudiziaria. Non può riferire notizie da fonti
diverse e deve astenersi dall ‘effettuare indagini parallele e
ricostruzioni alternative rischiando così di compromettere le indagini
ufficiali. Spesso invece vengono intervistati testimoni di procedimenti
in itinere e si cerca di verificare la loro attendibilità o veridicità
di quanto da esse affermato agli inquirenti. Spesso le interviste, il
più delle volte non necessarie, sono ottenute dietro compenso per i
testi rischiando così l ‘ induzione alla false dichiarazioni mediante
dazione di danaro, reato detto anche di subornazione.
Alterare
un inchiesta può comportare diversi reati fra i quali i più frequenti
rasentati dai giornalisti vi sono la frode processuale (art. 374 cp), e
il favoreggiamento (art. 378 cp). Reati che si consumano quando si
induce la magistratura a indagare la persona sbagliata e nel secondo
caso si finisce per evitare che il vero colpevole venga assicurato alla
giustizia. Spesso il tutto si accompagna alla violazioni di vari segreti
fra i quali quello istruttorio. Si veda ad esempio la divulgazione del
nome di Massimo Giuseppe Bossetti come indiziato del delitto di Yara
Gambirasio che sicuramente ha danneggiato l’ attività della procura.
Recentemente
l’ informazione risente sempre più della necessità di un taglio
commerciale e quindi la competizione tra media porta i giornalisti a
spendere sempre meno tempo a verificare le notizie e sempre più a
rinunciare alla continenze del linguaggio per dare spazio all’ effetto
emotivo della notizia che deve prevalere su quello oggettio. La
questione si è ulteriormente aggravata con la diffusione del web e dei
social network che riducono ulteriormente i tempo. Cosa molto grave ed
ingiustificata è rappresentata dal fatto che i giornalisti si sentano in
competizione con i blogger ovvero persone che diffondono e commentano
notizie attraverso i propri diari web detti blog.
Quanto
sopra, unitamente al fatto che molte testate sono attive in cronaca
politica nel senso di fare gli interessi di parte di questo o di quel
politico, al punto di trasformarsi nelle cosiddette “macchine del
fango” ha provocato una pioggia di querele nei confronti dei
giornalisti. Questi ora chiedono la depenalizzazione del reato di
diffamazione e che venga punito con una sola ammenda. Ciò causa due
problemi :
Inaneguatezza
della pena alla gravità del fatto: il linciaggio mediatico comporta per
chi lo subisce uno stato d’ ansia simili allo stalking e talvolta
influisce sull’ esito dell’ iter processuale inducendo la magistratura a
concentrarsi verso soggetti indicati dalla stampa per evitare a sua
volta la gogna mediatica
Annullamento
del potere educativo della pena in quanto una piccola ammenda non pesa
sul patrimonio del condannato che quindi non viene disincentivato dal
divenire recidivo
Il
tutto è gravato dalla sempre più crescente moral suasion della stampa
nei confronti della magistratura dovuto al suo potere di influenzare l’
opinione pubblica già poco incrine a credere nella giustizia.
Per
mettere fine a tutto ciò io che sono una vittima del sistema chiedo
alla stampa di riflettere, alle istituzioni di non depenalizzare il
reato di diffamazione ma di aggravare le pene per i giornalisti o
quantomeno che ad una ammenda decisamente
esosa sia affiancata la pena accessoria dell’ interdizione
professionale da un minimo di sei anni a all’ ergastolo professionale
per i recidivi. Altrettanto esosi siano i risarcimenti per danno
esistenziale correlato e che sia proporzionale alla diffusione della
testata. Es: 1€ per ogni lettore/spettatore e vistitatore del sito web e
pagine di social network associate.
Sono disposto a scrivere personalmente il testo di legge da approvare e pubblicherò presto una proposta di legge.
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